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Nel sud Italia, al centro tra la Puglia, la Campania e la Calabria vi è la Basilicata. Una Regione con poco più di 550mila anime, che in passato veniva denominata “lucania”: termine che dal latino significa “terra di boschi”. Nelle più celebri fiabe incentrate sulla caccia al tesoro, si è sempre scoperto che il baule contenente le monete d’oro si trovasse in mare o sotto terra, proprio come il liquido oleastro protagonista della “Rivoluzione industriale” del XIX secolo, il petrolio.

Potrebbe sembrare una fiaba, ma a distanza di anni, dopo numerose bonifiche effettuate al territorio, la Basilicata, da semplice terra di boschi, è diventata la maggior produttrice di petrolio d’Italia. Se la capitale politica della nostra Nazione si trova a Roma, quella “petrolifera” si trova in Val d’Agri, dove da 20 anni ENI produce 80 mila barili di oro nero al giorno.

La Val d’Agri è una sub regione della Basilicata composta da 20 Comuni, che prende il nome dal fiume che l’attraversa: l’Agri. Qui ogni giorno il greggio proveniente da 24 pozzi petroliferi convoglia nel COVA di Viggiano per arrivare, attraverso un oleodotto, alla raffineria di Taranto.



Quando si parla di petrolio in Basilicata non si può non pensare al Centro Olio Val d’Agri(COVA), l’impianto cardine delle attività di Eni in Val d’Agri, che si classifica al primo posto tra i più grandi giacimenti petroliferi onshore di tutta Europa.

Stando a questa prima presentazione e al soprannome di Texas italiano che le viene dato, la Basilicata potrebbe sembrare un paradiso terrestre che non ha nulla da invidiare a zone di mondo come Dubai, Abu Dhabi e Doha, città del Medio Oriente che in pochi anni grazie alla notevole presenza di petrolio sono riuscite a diventare punti di riferimento per tutto il mondo.
Prendiamo ad esempio il caso di Dubai e Doha, rispettivamente capitali di Emirati Arabi Uniti e Qatar, che in pochi anni crescendo in maniera esponenziale sono riuscite a diventare le sedi di eventi internazionali, quali l’EXPO Dubai 2020 ed il Campionato mondiale di calcio 2022 del Qatar. L’aria che si respira in Basilicata è totalmente diversa, nonostante il petrolio la Lucania si trova in basso alla classica sia del PIL che del PIL pro-capite tra regioni, cosa che evidenzia una pessima gestione delle risorse economiche e territoriali.

In riferimento a quanto appena citato, lo storico leader del Partito Radicale, Marco Pannella, diceva “La Lucania è come la Libia, Ricca di petrolio e povertà”.
Una citazione sicuramente provocatoria che fa molto riflettere e che dovrebbe stimolare tutti, non solo i cittadini lucani.

I disagi sono evidenti e l’Italia, settima potenza mondiale, non può, anzi non deve, essere paragonata al sessantaquattresimo Stato per PIL. Ma il radicale Marco Pannella aveva ragione, infatti i dati statistici lo confermano. La Basilicata è ricca di petrolio? Verissimo, estrae il 70% di tutto l’oro nero della Penisola. La Basilicata è ricca di povertà? Altrettanto vero!

Arrivati a questa conclusione potremmo lasciarci qui, ma di questa Regione bisogna continuare ancora a parlare. Il fiume Agri, oltre a dare il nome alla succitata Valle, alimenta la diga del Pertusillo, invaso artificiale noto per fornire acqua all’Acquedotto Lucano e a quello Pugliese, che dal 2010 è al centro della cronaca per via della moria dei pesci che ci vivono dentro.

In seguito a questo episodio e alla rassicurazione dell’Arpab sulla purezza dell’acqua, tra il 2012 e il 2013 il docente ordinario di Geologia dell’Università della Basilicata, Albina Colella, ha effettuato delle analisi alle acque dell’Invaso del Pertusillo, dalle quali è emersa una forte presenza di idrocarburi e metalli pesanti oltre i limiti di legge, provenienti dallo smaltimento illecito di rifiuti o da acque di scarto petrolifero convogliate in un pozzo e poi fuoriuscite a causa di una perdita. Una storia del genere mette in risalto la scarsa qualità della classe politica, che ai problemi economici ci ha aggiunto anche quelli sanitari. Il petrolio è come la dinamite, entrambi hanno scopi positivi e negativi, entrambi possono essere utilizzati per facilitare la vita dell’uomo, per creare ricchezza o per costruire gallerie, ma allo stesso tempo possono mietere vittime. Il petrolio in Basilicata va sicuramente utilizzato, perchè nel 2018 fanne del tutto a meno è impossibile, ma bisogna cambiare i metodi, più valutazioni dell’impatto ambientale, più qualità nello svolgimento dei lavori e, sicuramente, tanta attenzione; bisognerebbe emulare i paesi scandinavi per non avere problemi e non la Libia, come diceva Pannella. Una storia del genere non può che finire con un lieto fine, la Basilicata è anche altro. Nel 2019 sarà al centro dell’Europa grazie alla designazione di Matera “Capitale della Cultura 2019”, Matera è l’emblema di una città che nonostante i tanti i problemi in 70 anni è passata da essere “vergogna nazionale” a Patrimonio dell’Unesco, Capitale della Cultura Europea e meta del 2018 da visitare secondo il New York Times. Se l'esperienza di Matera venisse applicata a tutta la Basilicata, la Basilicata sarebbe la prima regione d'Italia. Le risorse ci sono, bisogna solo saperle sfruttare al meglio ed il gioco sarà fatto.