I tentativi (riusciti e non) di depositare materiale radioattivo in Basilicata


La Marcia di Scanzano: i cittadini lottano per l'ambiente

La Marcia di Scanzano

È il 2003 quando la Serie A raggiunge i vertici del calcio mondiale grazie alla finale di Champions Juventus-Milan, è il 2003 quando cade Baghdad e con lei tutti i simboli del potere di Saddam Hussein, è il 2003 quando il Governo ritiene idonea al deposito di scorie nucleari un'area nel territorio di Scanzano Jonico (provincia di Matera) dove erano presenti delle miniere di salgemma.

Come spesso succede in questi casi, i governi devono prendere decisioni che spingono alcuni cittadini a protestare e farsi sentire, nessun luogo vuole ospitare rifiuti potenzialmente pericolosi, infatti poco prima della decisione del Governo di depositare le suddette scorie in Basilicata ci fu un tentativo analogo di situare l'impianto nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari in Sardegna, ma lì una mobilitazione popolare convinse il Governo a tentare di individuare un'altra area dove depositare le scorie.

Questa decisione, che avrebbe trasformato la Basilicata nel deposito nucleare della Nazione, venne "accolta" allo stesso modo in Basilicata, dove una marcia di cittadini indignati, provenienti anche dalle altre regioni del Sud, guidati da i principali politici a livello comunale e regionale, bloccarono il traffico stradale e ferroviario per protestare contro la decisione del Governo che, dopo questa marcia, decise di trasferire i suddetti rifiuti all'estero, lontani dal rischio di danneggiare gli interessi politici della classe dirigente del Paese, che in questo modo ha semplicemente evitato di alienare una parte dell'elettorato. Questa controversia però potrebbe essere alla base di una riflessione sull'energia nucleare, che alcuni vedono come un'alternativa valida ai combustibili fossili tradizionali, però portando con sé rischi che non si possono ignorare, pur non emettendo gas tossici.

E' noto che i combustibili fossili emettano gas pericolosi e rischiano di contaminare l'acqua, bisogna chiedersi se è un rischio che vale la pena prendere oppure l'unica via che c'è per allontanarsi dai combustibili fossili sono le energie rinnovabili.

Mentre la storia della marcia di Scanzano si è conclusa positivamente, diversa è stata la storia che ha coinvolto Rotondella e gli esperimenti sul ciclo uranio-torio

Elk River e Rotondella: la storia di un impianto sperimentale abbandonato dopo il referendum del 1987



Rotondella è un piccolo borgo della Basilicata,anche chiamato “balcone dello Ionio” per la sua posizione (in cima ad una collina nei pressi del Policoro in provincia di Matera) da cui gode la vista di tutta la costa Ionica.

Dieci chilometri ad est di questo paese sorge l’Itrec “Trisaia”, un centro di ricerca dell’Enea che in passato aveva il compito di ospitare e trattare scorie radioattive.
Costruito alla fine degli anni ‘60 questo impianto si è guadagnato molto timore nella gente del posto a causa del cosiddetto “Elk River”.

Elk River sono delle barre di combustibile irraggiato uranio-torio stoccate all’interno dell’impianto ITREC(Impianto di Trattamento e Rifabbricazione Elementi di Combustibile) da quasi mezzo secondo. La centrale fu costruita nell’ambito di una collaborazione tra il defunto Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare(CNEN) e il suo omologo americano, l’Atomic Energy Commission.

Lo scopo di questo progetto era quello di valutare la convenienza economica del ciclo uranio-torio al posto dell’uranio-plutonio, per l’energia nucleare; e fu così che 84 barre di Elk River(nome che deriva dal paese in America dove si trovava l’unico reattore a produrre questo combustibile) furono spedite in Basilicata.

Nell’aprile del 1986 un evento mutó il rapporto con l'opinione pubblica di questo impianto: il disastro di Chernobyl.

Nel 1987, non molto tempo dopo il disastro (ma molto tempo prima della nascita di noi Millennials!) gli elettori italiani furono chiamati ad esprimere la propria opinione sull'uso dell'energia nucleare in Italia in un referendum.

Questo referendum segnò la fine dell'uso dell'energia nucleare in Italia e segnò anche il destino dell'impianto di Rotondella, non più utile considerando la fine dell'uso dell'energia nucleare in Italia.

L’unico problema, a cui ancora non si è trovata una soluzione, è che, a causa della sua natura sperimentale, l’Elk River non può essere riprocessato da nessun impianto al mondo; e così da allora giacciono in una piscina di 30 metri quadrati 64 barre rimaste con il loro carico di 72 chilogrammi di uranio e 1600 chilogrammi di torio.

In attesa di una soluzione,l’unica certezza per queste barre è rappresentata dal peso sulla spesa pubblica della Basilicata di questo materiale abbandonato che potrebbe contaminare le nostre terre o le nostre acque in ogni momento, causando un disastro ambientale.